lunedì 30 settembre 2013

L'abuso dei simboli


La Mehari di Giancarlo Siani, il giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, è "ritornata" nella redazione del Mattino, per onorare la memoria di chi aveva sacrificato la propria vita per inseguire la passione giornalistica. Prima di giungere al Mattino, l'auto, guidata dallo scrittore Roberto Saviano, ha compiuto un lungo giro presso le sedi istituzionali più importanti della città, ed è stata l'occasione per ribadire insieme ai tanti cittadini e alle autorità presenti un "No" netto alla camorra. Molti si sono emozionati nel vedere di nuovo quell'auto ripercorrere con le proprie forze le strade di Napoli. Un'immagine può valere più di mille parole: diventa un simbolo e trasmette una grande energia a chi crede in determinati valori. Un gesto che però ripaga solo in minima parte la solitudine in cui venne abbandonato Siani, la stessa solitudine che ancora oggi avvolge altre centinaia di cronisti sottopagati (o non pagati affatto) e costretti a lavorare in condizioni precarie, senza nessun tipo di tutela o copertura. 

Io però quella Mehari così esibita e magnificata l'avevo già vista un paio di anni fa circa, quando fu esposta ad una maratona della legalità organizzata per inaugurare la rotonda di via Caldieri al Vomero (non a caso chiamata "Piazzale della Legalità"). La manifestazione era patrocinata dal presidente della municipalità Coppeto e dal neoeletto sindaco de Magistris. Il presidente Coppeto, in particolare, si lanciò in una filippica senza quartiere contro il male assoluto della camorra e contro la speculazione edilizia, ricordando come su quel luogo erano state girate le scene iniziali del film "Mani sulla Città" di Francesco Rosi. 

Fu tutto molto bello e molto giusto. Ma come sempre, sono i dettagli a fare la differenza. Coppeto dichiarò che la rotonda "era stata costruita gratuitamente dalla cooperativa di residenti Parco dei fiori". Quindi, si trattò di un gesto di benevolenza e filantropia di un gruppo di cittadini, che ha voluto così onorare la memoria di Giancarlo Siani donando alla città un'opera attesa da anni. Ma fu davvero così? Oppure le cose sono un tantino più "complesse", come rispose l'Andreotti di Toni Servillo a Scalfari nel film "Il Divo"? La rotonda rientra nelle cosiddette "opere compensative" che il Comune impone alle ditte private in cambio della concessione gratuita per 90 anni di vaste aree del suolo comunale su cui costruirvi dei parcheggi pertinenziali in base alla legge "Tognoli"(box privati su suolo pubblico). E anche in quel caso, l'inaugurazione della rotonda coincise con la consacrazione dei lavori per la costruzione del parcheggio di via Guido de Ruggiero da parte della cooperativa Parco dei fiori, che oggi si staglia in tutta la sua bellezza in queste foto sottostanti:




Parlare di lotta alla speculazione edilizia e rievocare le vittime innocenti della camorra per inaugurare una rotonda che è stata utilizzata come moneta di scambio per realizzare quello che altro non è che una cementificazione del territorio, potrebbe risultare quantomeno un pochino incoerente. Un mio amico disse che così si "marketizzava" la memoria di Giancarlo Siani. Probabile, ma non è purtroppo la prima volta che ciò accade.

Ma ancor più clamorosa è stata la vicenda che ha riguardato l'inaugurazione dei lavori del parcheggio privato da 122 box di via Aniello Falcone, approvato nel 2007 con delibera di giunta dell'amministrazione Iervolino e partito ad inizio 2012 con il nulla osta dell'attuale amministrazione. Anche in quel caso fu messa in piedi una parata contro la camorra alla quale venne invitato il presidente della Federazione nazionale antiracket Tano Grasso, insieme alle autorità politiche e ai vertici di polizia della città. 
Passavano pochi mesi e la Procura sequestrava il parcheggio ad imprenditori vicini al clan Polverino: i magistrati accertavano l'illegittimità del permesso a costruire del Comune e dei pareri dell'Autorità di bacino del Genio civile, nonché il pericolo rappresentato dal parcheggio per la tenuta statica di un edificio limitrofo. 

Qual è quindi la morale della favola? Non è sufficiente parlare di lotta alla camorra, che anzi si presta ad essere sfruttata dai politici per imbellettare la propria immagine. Bisogna parlare di lotta ad un sistema politico, economico e culturale, che consente a vari attori sul campo, tra cui la criminalità organizzata, di potersi inserire in maniera clientelare nella gestione della cosa pubblica. E qui la denuncia si affievolisce, visto che in molti, senza questo sistema, non potrebbero occupare le poltrone che scaldano oggi. 

lunedì 23 settembre 2013

I fattori di vittoria della malapolitica e la possibilità di neutralizzarli


Mi sono chiesto spesso perché la politica sia, per antonomasia, il luogo degli accordi sotto banco e delle pacche "traditrici" sulle spalle, e non invece il semplice consesso deputato alla discussione e alla risoluzione dei problemi quotidiani che ci affliggono. Se, da un lato, l'esperienza della politica "dal basso" (comitati, associazioni, movimenti ecc.) può vantare comunque un attivismo civico fatto di energie positive e passione, dall'altro lato la politica "alta" produce spesso prebende e favoritismi che possono sfociare nell'illecito penale. Il danno per la comunità è enorme: basta guardarsi intorno, nel nostro Sud Italia, per capire quali conseguenze nefaste possa produrre la malapolitica. 

Qual è il principale ostacolo che consente alla malapolitica di nascere, crescere e distruggere? Innanzitutto, la mancanza di trasparenza. Su ogni attività di pubblico interesse vi deve essere la possibilità, per i cittadini, di poter controllare e valutare in autonomia tutto ciò che concerne la cosa pubblica. Faccio un esempio: sulla gestione di un'opera pubblica (o di pubblica utilità) oppure sull'attività di un uomo politico, le persone devono essere in grado di poter accedere al monitoraggio delle condizioni di sicurezza dell'opera o al lavoro svolto nelle sedi istituzionali dall'uomo politico; ciò vuol dire assicurare il libero accesso alle informazioni. Ovviamente non è sufficiente che i dati siani pubblici, ma bisogna che siano anche facilmente raggiungibili. 

Altro fattore di sviluppo della malapolitica è la mancanza di partecipazione, spesso voluta dai partiti politici che così tendono ad escludere la gran massa dei cittadini. Se manca la partecipazione, è fisiologico che pochi si sentiranno in diritto di formare gruppi ristretti con un potere sempre più grande, fino a diventare una sorta di società a sé stante. 

C'è infine la questione più importante, che per me rimane cruciale. Le persone devono credere nelle loro possibilità e capacità di poter incidere sull'ordine delle cose. Se esistono persone appassionate alla politica, che sognano di cambiare ciò che non riescono più a sopportare, possono (e devono) farlo. Le persone devono anzitutto vedere un interesse proprio, personale, nel cambiamento collettivo: è l'unico modo per evitare che coloro i quali sono stati al potere dal dopoguerra in poi, possano continuare a comandare. Non bisogna farsi scoraggiare da chi è in grado di saper piegare la dialettica e la morale ai propri fini, servendosene come strumento per costruirsi il consenso e piegare ogni opposizione. Se si ha la passione, bisogna saper battere il nemico, e batterlo anche sul suo stesso campo, se è il caso. Ma non bisogna mai arrendersi.

martedì 10 settembre 2013

Bagnoli, la giornata di passione del ministro Orlando


Arrivo verso le 18 nei pressi del circolo Ilva di Bagnoli, a Napoli, dove il ministro dell'ambiente Orlando è atteso alla kermesse organizzata dal Partito Democratico. Fuori all'ingresso c'è il solito sbarramento di forze dell'ordine che impedisce ai manifestanti del comitato "Bonifichiamo Bagnoli" di avvicinarsi all'incontro. Il ministro si presenta con mezz'ora di ritardo e subito viene circondato dai lavoratori dei consorzi di bacino e da alcuni esponenti dei comitati contro l'inceneritore di Giugliano. Si mescolano, così, il dramma lavoro che vede la Campania al terzo posto in Italia per tasso di disoccupazione, e il dramma ambientale di chi subisce gli avvelenamenti quotidiani della cosiddetta Terra dei Fuochi.

Il ministro Orlando risponde alle critiche dapprima sollevando dubbi sul piano regionale dei rifiuti perché sovrastimato nell'impiantistica prevista (sono tre gli inceneritori da costruire oltre quello di Acerra) e dicendosi poi "aperto a nuove alternative all'incenerimento", ma aggiunge anche che il piano "va attuato perché ha forza di legge". Un parere già espresso dal ministro in commissione Ambiente del Senato nel giugno scorso. Per cui, l'impianto di Giugliano si farà, ovviamente con gli incentivi Cip 6 prorogati perotto anni dal Decreto del Fare.


La carica della polizia


Uno dei manifestanti feriti. Fonte: Facebook
All'esterno dei cancelli, frattanto, i manifestanti chiedono ai dirigenti di polizia di consentire l'accesso di una delegazione di quattro persone. I dirigenti glissano, prendono tempo e la tensione comincia a crescere. Verso le 19 e 30, si accende di colpo la miccia tra i due schieramenti e partono le prime manganellate. E' il parapiglia generale. Seguono attimi di scontri corpo a corpo da cui escono feriti quattro manifestanti e due poliziotti. Terminati gli scontri, la polizia acconsente finalmente l'accesso della delegazione. Provo ad entrare anch'io insieme ad altre due persone, ci avviciniamo e chiediamo semplicemente di poter partecipare alla conferenza come cittadini. Mi aspetto un netto rifiuto, e invece il dirigente ci fa entrare. "Bastava così poco" penso un po' basito. Entro, il palco è sistemato a pochi metri dal mare, all'orizzonte si stagliano Nisida e il golfo di Pozzuoli. L'europarlamentare Cozzolino sta "arringando" il sonnolente auditorio dei democratici, la sua orazione spazia dal futuro di Bagnoli all'imminente congresso del PD. Al termine del discorso una sensazione di vuoto mi pervade. Ripenso allo scandalo dei cinesi arruolati per votare alle primarie del 2011 in cui fu coinvolto lo stesso Cozzolino, cosa che impedì agli uomini vicini a Bassolino di poter tornare alla ribalta, aprendo all'ascesa di Luigi de Magistris.

Il ministro arriva dopo aver promesso ai manifestanti l'apertura di un tavolo tecnico indipendente sull'inceneritore a Giugliano. Orlando ribadisce di aver sbloccato 35 milioni di euro per la bonifica dei laghetti di Castelvolturno utilizzati come sversatoi di rifiuti tossici dalla camorra e di aver dato il via alla mappatura delle discariche abusive. Poi però più nulla: il resto del discorso sarà incentrato sull'organizzazione del congresso nazionale e sulle strategie interne del partito, dove il ministro non mancherà di rimarcare la differenza del PD da "coloro che salgono sul tetto del Parlamento" e da "coloro che si sono legati al destino giuridico di una persona".


Alle 21 termina la kermesse democratica. Orlando si appresta ad uscire ma viene nuovamente circondato dai lavoratori del consorzio di bacino, ormai senza stipendio da undici mesi: i lavoratori chiedono al ministro un impegno politico che superi il silenzio della Regione e permetta loro di essere riassorbiti in una nuova società di bonifiche, la Campania Ambiente, prima della scadenza della mobilità, prevista per il 15 settembre, evitando che le operazioni di bonifica possano finire nelle mani di società private. Il ministro va via in auto blu dopo l'impegno a farsi carico della faccenda, sfrecciando tra le strade buie e desolate del quartiere. Fuori non ci sono più né manifestanti né polizia, solo il silenzio del litorale e gli scheletri dell'ex Italsider. 

martedì 3 settembre 2013

La riqualificazione del centro storico di Napoli, tra ritardi e inefficienze


La riqualificazione del centro storico di Napoli, dichiarato nel 1995 patrimonio dell'UNESCO, fa parte dei diciannove Grandi Progetti che la Regione Campania deve attuare entro la fine del 2013 mediante l'utilizzo dei fondi europei POR-FESR 2007/2013. Al capoluogo spettano 100 milioni di euro per l'avvio delle operazioni di recupero dei beni monumentali e della riqualificazione di piazze e strade (indicati in questo link), opere da cantierizzare quanto prima per cominciare a sottrarre spazio al degrado dilagante in cui versa il patrimonio artistico. In un'intervista all'Espresso, l'arch. Giancarlo Ferulano, membro della Cabina di regia preposta agli interventi, ha affermato che i bandi di gara dovrebbero iniziare entro questo mese. Speriamo...

La storia dei finanziamenti europei al patrimonio culturale partenopeo inizia nel 2009 con l'approvazione del PIU (Programma Integrato Urbano) cittadino che prevedeva investimenti pari a 240 milioni di euro per riqualificare il centro storico. Tuttavia, nel 2011, la Regione Campania decide di riprogrammare i fondi europei e individua nuove aree di intervento battezzandole "Grandi Progetti". Ciò provoca la riduzione del finanziamento per il centro storico agli attuali 100 milioni.

Su questo sito gestito dalla Regione, vengono brevemente illustrate le caratteristiche di ogni singolo "grande progetto" e viene allegata la relativa cartografia degli interventi. Il richiamo al principio di trasparenza è però contraddetto dalla estrema "scarsità" delle informazione fornite al pubblico: negli elenchi mancano i progetti in dettaglio, le delibere, l'iter amministrativo, il cronoprogramma ecc.; bisognerebbe poi capire quali sono i criteri che hanno determinato le preferenze per un sito e non per un altro. E' il caso dei 65 milioni di euro stanziati per il "Risanamento ambientale e valorizzazione dei Campi Flegrei" o degli 80 milioni di euro previsti per "la riqualificazione delle coste e delle aree interne del litorale domizio". Quale risultato si vuole ottenere quando, per realizzare concretamente la bonifica del litorale flegreo-domizio, occorrono svariati miliardi di euro e non poche decine di milioni? E cosa pensare dei 173 milioni di euro collocati per il completamento della linea 6 del metrò di Napoli, un' opera del tutto inutile che lo scorso 4 marzo poteva provocare una strage alla Riviera di Chiaia, che dai 390 milioni di euro iniziali è lievitata a 750 milioni di euro.

San Carlo alle Mortelle [fonte: Facebook]
Per quanto riguarda il grande progetto di riqualificazione del centro storico, non sono chiari i criteri sulla base dei quali sono state individuate determinate aree di intervento e ne sono state invece abbandonate delle altre, anche più urgenti. A Napoli, invece, tutto diviene emergenza, e quindi le logiche favoriscono chi ha le giuste "entrature" per farsi finanziare il palazzo o il santuario di proprietà. Alla liste delle cose da fare d'urgenza, manca, ad esempio, la seicentesca chiesa di San Carlo alle Montelle, chiusa da quattro anni dopo la comparsa di una grossa voragine nel pavimento, oggi la troviamo esposta all'abbandono più totale e al pericolo di crollo; manca la basilica di Santa Maria della Pazienza, da più di un anno alle prese con le infiltrazioni d'acqua che hanno danneggiato gravemente il soffitto e hanno costretto il parroco, padre Buffardi, a transennare l'area con le panche riservate ai fedeli (il Comune, proprietario del complesso, risponde di non avere i soldi per le riparazioni); c'è lo storico ponte di Chiaia, danneggiato dai vicini cantieri della metropolitana.
La funzione dei fondi europei, infatti, dovrebbe essere quello di favorire la soluzione di situazioni emergenziali, e quindi la precedenza spetterebbe ai complessi monumentali più fatiscenti.

Infiltrazioni alla chiesa di Santa Maria della Pazienza [fonte: unita.it]
Insomma, l'elenco delle emergenze non finisce certo qui: secondo stime attendibili, sono ben duecento i beni architettonici da riqualificare. Gli attuali 100 milioni di euro sono sufficienti per un numero di chiese pari a quindici, meglio di niente, ma si tratterà soltanto di una goccia nel mare che rischia di disperdersi se non verrà attivato subito dopo il ciclo di manutenzione ordinaria. Senza contare che se i bandi non partiranno entro la fine dell'anno,
il denaro ritornerà di nuovo nelle casse di Bruxelles.

domenica 1 settembre 2013

Schiavone torna a parlare: la sua verità nell'audizione del 7 ottobre 1997

 

Il pentito Carmine Schiavone è tornato a parlare alla stampa, stavolta davanti alle telecamere del Fatto Quotidiano. Nei sei minuti di intervista, Schiavone ripercorre la storia degli sversamenti di rifiuti tossici e radioattivi e indica anche alcuni dei luoghi in cui questi sono stati sversati: la superstrada che da Pozzuoli arriva a Villa Literno, i laghetti di Castelvolturno, il campo sportivo di Casal di Principe. Afferma anche di aver avvisato nel '97 i membri della Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti dell'immediata necessità di bonifica di quelle aree, e di essersi sentito rispondere dagli stessi che non ci sono i soldi (mentre ce ne sono per gli F35, per la TaV ecc., ma vabbè).

Scorrendo i dati della Camera dei Deputati, risulta che l'audizione in cui venne ascoltato Carmine Schiavone sembra essere quella del 7 ottobre 1997, ma accedere al resoconto stenografico è impossibile perché le dichiarazioni sono state completamente secretate. Una soluzione, come riporta questo pezzo su Blogeko.it a firma di Maria Ferdinanda Piva, può essere ricavata all'Allegato B dalla relazione finale della commissione del 2001, in cui si legge che è possibile rendere pubbliche le audizioni sottoposte a segreto nel caso in cui non sussistano altri vincoli (es. segreto istruttorio). A distanza di quasi vent'anni riesce difficile credere che vi siano ulteriori motivi (oltre a quello di mantenere il silenzio) che impediscano la diffusione di quelle deposizioni.