giovedì 3 aprile 2014

Cos'è oggi il MoVimento 5 Stelle?


Il Tour dei deputati M5S sospesi a via Diaz

E' da oltre 5 anni che partecipo attivamente alla vita del MoVimento 5 Stelle, fin da quando era semplicemente "Meetup" e non concorreva a nessuna tornata elettorale. Oggi è un movimento politico che ha surclassato la partitocrazia e si avvia a diventare forza di governo. E di questo sono molto contento.

Tuttavia da un paio di anni a questa parte ho vissuto un MoVimento diverso. Partecipare alle assemblee cittadine e regionali vuol dire spesso caricarsi di tensione a causa dell'alto livello di scontro interno, che è cresciuto in via direttamente proporzionale all'aumento dei consensi elettorali e ha catapultato all'interno persone che hanno frainteso il significato del progetto originario. Un MoVimento molto diverso a quello a cui mi ero avvicinato inizialmente, formato da individui realmente desiderosi di cambiare le cose in un modo mai tentato prima d'ora, attraverso la Rete e lo scambio di valori e conoscenze. Oggi questo è vero solo in parte.

Ma non sono queste le ragioni che mi hanno spinto a scrivere questo articolo/lettera, bensì due accadimenti succedutisi in pochissimo tempo.

Il primo è la dipartita del senatore Bartolomeo Pepe dal Gruppo parlamentare del M5S e il suo passaggio al Gruppo Misto. Un'uscita annunciata, che ha curiosamente coinciso con la pubblicazione dei risultati delle votazioni per le europarlamentarie. Come Meetup Napoli avevamo già preso le distanze dal sen. Pepe nel corso dell'assemblea cittadina di inizio marzo con queste motivazioni. Tutta la stampa italiana ha riportato questa notizia come l'ennesimo caso di "dissidenza" alla linea Grillo-Casaleggio, e nessun giornalista si è preoccupato di approfondire le ragioni che hanno portato a quella decisione.


Una di queste riguardava le domande inevase sulle rendicontazioni del senatore Pepe che, confrontate con quelle degli altri parlamentari campani, lo davano come l'eletto campano meno parsimonioso. Sulla base dell'ultima tabella disponibile qui in alto, nel periodo tra Marzo e Dicembre 2013 il sen. Pepe ha restituito appena 14mila euro, mentre la più "virtuosa" risulta essere la senatrice Paola Nugnes con 56mila euro restituiti. Dinanzi a questi numeri e ai mancati chiarimenti, non posso che essere contento della scelta del senatore di andarsene via, il quale finalmente potrà fare la Politica (con la "P" maiuscola) come meglio preferisce, senza alcun obbligo di restituzione dell'indennità. Di certo sarebbe stato più dignitoso dimettersi dalla carica...

Il secondo è il risultato del primo turno di europarlamentarie in Campania. Auguro a Luigia Embrice di rappresentare, se eletta, al meglio le istanze dell'Italia nel Parlamento Europeo. E' una mia coetanea e so che a questa età si può peccare di inesperienza, ma in compenso si ha una grande voglia di agire per il bene comune e si ha la capacità di comprendere rapidamente i meccanismi della macchina burocratica.

Quello che critico è il metodo scelto dallo staff di Beppe Grillo per le "primarie" dei candidati. Nella lista dei candidabili c'erano tante, troppe persone mai viste prima, cosa che a molti (e allo stesso Grillo) è sembrata positiva, ma che a me non è piaciuta perché ci si è trovati davanti al rischio di esprimere soggetti di cui non si conosce l'impegno sul territorio. E' vero che questo elemento da solo non basta a qualificare una persona idonea o meno a ricoprire una carica pubblica, ma non può non essere uno dei requisiti fondamentali per la candidatura.

Inoltre il metodo di votazione adottato dallo staff non assicura l'onestà del voto, a causa del pericolo di condizionamento che il voto può subire se qualcuno abbia deciso di registrare decine di carte d'identità. Un metodo su cui peraltro noi attivisti non possiamo pronunciarci.

A fronte di ciò cosa dire? Si va avanti, ma con qualche dubbio in più.


Ringrazio e chiedo venia a quei 5 - 6 lettori che si sono sorbiti questo discorso. Non sono un tipo che si lascia andare a facili proclami e slogan, soprattutto quando vedo tante cose sbagliate intorno a me, per cui mantengo i piedi ben saldi a terra.

giovedì 24 ottobre 2013

Marano. Arrestati gli imprenditori Simeoli

Sono stati arrestati dai carabinieri gli imprenditori edili Simeoli di Marano, ritenuti legati al clan Polverino. Proprio pochi giorni fa avevo parlato delle loro attivitá in questa inchiesta per Agoravox: http://www.agoravox.it/INCHIESTA-Affari-e-cantieri-le.html

mercoledì 23 ottobre 2013

Piazza Leonardo: ricorso al TAR contro il parcheggio


Continuano le polemiche sui nuovi parcheggi al Vomero. Dopo il caso di piazza Muzii, dove la ditta appaltatrice è stata denunciata dai residenti per irregolarità nei lavori di risistemazione dei marciapiedi, adesso tocca ai box in costruzione a piazza Leonardo...

ARTICOLO COMPLETO SU NAPOLI URBAN BLOG


PER SAPERNE DI PIU' --> INCHIESTA SUI PARCHEGGI PERTINENZIALI

venerdì 18 ottobre 2013

  INCHIESTA   Affari e cantieri, le mani di camorra e politica sui
parcheggi di Napoli

INCHIESTA PER AGORAVOX ITALIA


L'ingegnere di partito che favorì Impregilo. La Giunta del Comune che salva il parcheggio del suo assessore. E 40 milioni di euro pubblici spariti nel nulla.
Benvenuti a Napoli, dove i parcheggi si costruiscono ma non si vendono.
E la camorra fa affari (con il socio dell'assessore).

Napoli è la città dei cantieri eterni. Lo stereotipo del napoletano pigro e indolente si infrange contro la quantità di autocarri, betoniere, ponteggi e gru che attraversano ossessivamente le strade. Il primo cantiere della metropolitana, per esempio, è stato aperto nel 1976, e manca ancora il collegamento con l'aeroporto di Capodichino. Il volume dei lavori sembra crescere ogni giorno senza mai vedere la fine.


Da aprile i cittadini del Vomero, quartiere collinare di Napoli, hanno ripreso a protestare contro la costruzione di nuovi parcheggi a piazza Leonardo (in cui nel 1985 la camorra uccise Giancarlo Sianindr), dove la cooperativa Celebrano e la ditta edile Edilgrem stanno costruendo ben 147 box auto interrati. Sebbene la Commissione mobilità del Comune si sia espressa contro quest'opera, la direzione infrastrutturale di Napoli ad aprile di quest'anno ha rilasciato il permesso a costruire, nonostante la preoccupazione di commercianti e residenti, che hanno iniziato a protestare.
AAA SOCI CERCASI – «Le proteste sono inutili, i commercianti hanno interesse solo a tenere la proprietà privata della piazza, che così com'è oggi è un disastro», sbotta ad AgoraVox Alfredo Nappo, il progettista della cooperativa Celebrano. L'ingegner Nappo non è nuovo alle cronache partenopee: nel 2009 il GIP di Napoli ne ordinò gli arresti domiciliari per aver falsificato l'idoneità degli impianti di Impregilo per la produzione del combustibile da rifiuti nell'ambito di un'inchiesta scaturita dal processo “Madre” sulla gestione dei rifiuti in Campania, e fu inconsapevole protagonista di un'intercettazione telefonica del 2005 in cui confessava: «Come ho avuto l'incarico? Io faccio parte di un partito». Il processo per falso ideologico all'ingegner Nappo è tutt'ora in corso in primo grado, destinato alla prescrizione.
«La nostra è una cooperativa che dal 2001, anno in cui depositammo il progetto a Palazzo San Giacomo, ha l'obiettivo di riqualificare la piazza ed è costituita da molti residenti e amici», continua Nappo. «I lavori dureranno 24 mesi, abbiamo compiuto tutte le verifiche del caso con il Georadar e le strumentazioni più moderne: il sottosuolo dal punto di vista geologico è sicuro. Le opere compensative con cui metteremo a posto la piazza ammontano a due milioni di euro, tutti a nostro carico».

Ma quanti sono davvero i soci cooperatori? «Al momento sono 60 o 70 (su 147 posti previsti), ma questo è dovuto alla maggiore diffidenza che c'è a Napoli in questo settore. Se stavamo in un'altra città, ad esempio a Bologna, era diverso».
Già, perché spesso i cantieri partono ancor prima che siano stati ben definiti i soci delle cooperative, e in più casi si è provveduto ad avvicinare i potenziali acquirenti mediante spot pubblicitari, come una qualsiasi impresa a fini di lucro. Risultato? Molti box auto in città risultano invenduti, come dimostra una recente inchiesta del Mattino.
ANTIMAFIA A SCOPPIO RITARDATO – E non sembra essere un problema solo napoletano. «Ci sono perplessità anche con i certificati antimafia», racconta Anna Maria Bianchi dei comitati NoPup di Roma. «La normativa consente alle società di presentare il certificato solo al momento della comunicazione finale per il rilascio del permesso a costruire, nel corso dell'iter istruttorio non viene richiesto. C'è una situazione di lucro anche sulle assicurazioni: per un parcheggio al Testaccio (quartiere di Roma, ndr) esiste un premio assicurativo di cinque milioni di euro per soli cedimenti totali, di cui due milioni per scioperi e tumulti, ovvero qualcosa di ridicolo». E se Roma piange con i suoi duecento e passa parcheggi privati in costruzione, Napoli non ride.
I PARCHEGGI DELLA CAMORRA – Tra i progetti più noti c'è il parcheggio privato da 122 box di via Aniello Falcone, prospiciente anch'esso sul golfo. Approvato con delibera di giunta nel 2007, il cantiere fu aperto nel gennaio 2012. Per l'occasione venne organizzata una grande parata della legalità, patrocinata dal presidente della federazione nazionale antiracket Tano Grasso e dal campione italiano di tennis Panatta, dalle istituzioni locali e dai vertici delle forze dell'ordine, e il cantiere venne incluso nel “Patto antiracket” promosso dall'Arma dei Carabinieri. Tutto bello e nel sacro nome della legalità. E invece la beffa si presenta pochi mesi più tardi: gli uomini del GICO mettono sotto sequestro il cantiere e i proprietari Angelo e Carlo Simeoli vengono arrestati nell'ambito di un'inchiesta sul riciclaggio di denaro dei clan camorristici Polverino, Mallardo e Casalesi.

Un nuovo sequestro scatta ai primi di agosto 2013: la magistratura contesta l'illegittimità del nulla osta del Comune e la “manchevolezza” delle indagini svolte dal Genio civile e dall'Autorità di bacino, con gravi rischi per l'equilibrio idrogeologico della zona.

via San Domenico, nei pressi di via Cilea, è stato completato da più di un anno un parcheggio privato multipiano da 60 box, costruiti e messi sul mercato immobiliare dalla Sime S.p.A., una società di Marano di Napoli di proprietà del gruppo Simeoli. Gli imprenditori di Marano costruiscono anche un altro parcheggio interrato da 60 box ai Colli Aminei. La loro società, la Sime, è stata già interessata in passato da vicende giudiziarie. Nel 2007 l'azienda era finita nel mirino dell'antimafia: furono sequestrati (per tre mesi) sessanta appartamenti costruiti con documentazioni false e i costruttori accusati di essere contigui al clan Nuvoletta - Polverino.
«I proprietari della Sime spa sono imparentati con quelli arrestati per il parcheggio di via Aniello Falcone», rivela ad AgoraVox uno dei tecnici che in passato lavorò con le aziende del gruppo. «Io non me ne sono mai accorto sul lavoro, con queste società immobiliari loro "pulite" ho fatto un lavoro specifico di cemento armato, tecnico. Poi però c'è stato il casino, ci sono state le proteste della gente per il parcheggio a via Camaldolilli, ci fu un sequestro per un abuso, c'è stato un processo, è uscito un casino».

Fu in quel momento che l'ex tecnico di Sime con cui ha parlato AgoraVox venne a sapere delle parentele dei padroni, «i cugini di quelli malamente». Racconta che Sime S.p.A. «è un ramo collaterale della famiglia Simeoli. Questo Simeoli di Sime, Antonio Simeoli, è il cugino di quello (Angelo Simeoli, arrestato nell'inchiesta sul clan Polverino, ndr)».

Antonio Simeoli, che in passato ha subito sequestri di beni immobili insieme ad affiliati dei clan Polverinoe Nuvoletta, è il capostipite della famiglia nonché, come detto, il cugino dell'imprenditore Angelo Simeoli, arrestato in un'indagine per riciclaggio. «Poi a loro volta sono cugini di Antonio Polverino, che è lo zio di Giuseppe Polverino detto 'o baronarrestato l'anno scorso in Spagna dopo sei anni di latitanza.
I progetti di tutti e due i parcheggi costruiti da Sime S.p.A. sono firmati dallo stesso studio associato d'ingegneria ed architettura: quello facente capo a Giuseppe Sarubbi (che ha preferito non parlare con Agoravox), ex componente della commissione edilizia del Comune nonché ex socio dell'assessore all'urbanistica Luigi De Falco (fuori dalla giunta da maggio scorso) nella società di consulenza "S.I.C. Snc". Entrambi sono stati consulenti esterni per la variante generale al piano regolatore del 2004, quella che ha permesso la costruzione del parcheggio di Angelo e Carlo Simeoli in Via Falcone.
CONFLITTI DI INTERESSI IN COMUNE – «Il parcheggio di via Aniello Falcone ci fu presentato dall'ex assessore De Falco, nel corso di una seduta di municipalità al Vomero», ha raccontato ad AgoraVox il consigliere municipale Antonello Simeoli, in quota PD. «Questo e altri parcheggi non sono mai passati per la Municipalità, ma esclusivamente per Palazzo San Giacomo. Noi non ci siamo mai potuti esprimere».

Il consigliere Simeoli è anche presidente della commissione mobilità del Vomero, con delega proprio ai parcheggi. E a chi gli fa notare la parentela con gli imprenditori coinvolti nelle inchieste per camorra, taglia corto: «Sì, sono miei cugini e non ho nessun problema ad ammetterlo, ma non ho nulla a che fare con loro».
A via Andrea da Salerno, sempre al Vomero, ha costruito un'altra cooperativa, la Ecoparcheggi, nel cui gruppo di progettazione figura come architetto proprio l'ex assessore De Falco, uscito di scena dopo il rimpasto del sindaco. Nel 2012 il Comune, su iniziativa dell'ex assessore alla mobilità Donati (fuoriuscita anche lei), emise una delibera di giunta che sospendeva 12 dei 18 parcheggi previsti dal PUP (piano urbano parcheggi) e ne salvava i rimanenti sei, tra cui quello di De Falco.
L'ex assessore, però, mette le mani avanti: «Partecipai come architetto diversi anni prima di ricoprire cariche pubbliche», dice ad AgoraVox. «Tant'è che quel parcheggio ebbe l'ok definitivo nel 2010, quando non ero assessore. La Ecoparcheggi è una cooperativa in regola, forse l'unica, per cui sfido chiunque a trovare errori o abusi edilizi in quello scavo».

COOPERATIVE DI PARTITO – Le polemiche sulle cooperative di parcheggi a Napoli scoppiano nel 2005, quando il senatore di AN Michele Florino presentò al Senato un'interrogazione parlamentare in cui denunciava «la ripartizione delle aree a soggetti imprenditoriali collusi con forze politiche della maggioranza, escludendo arbitrariamente soggetti con sani requisiti».
A inizio 2000, infatti, i partiti di maggioranza, tra cui i Ds e i Verdi, sponsorizzavano enfaticamente la costituzione delle cooperative. «Costituimmo cinque cooperative sorte dopo una serie di assemblee che i partiti organizzarono con i cittadini delle aree interessate, convincendoli della bontà dell'idea», ha raccontato ad AgoraVox il geometra Tommaso Vitale, uno dei tecnici che partecipò ai lavori.
Anche Carmine Attanasio, oggi consigliere comunale dei Verdi Ecologisti, conferma: «Partecipai a quelle vicende e posso dire che qualche tecnico dei Verdi ci lavorò in quelle cooperative, ma io ho combattuto personalmente quei Verdi là (tra cui c'era l'ex ministro Pecoraro Scanio, ndr) e il loro modello di sviluppo: me ne sono dissociato». «Oggi - continua Attanasio - sto coi Verdi Ecologisti, mandiamo avanti un progetto ambientalista, per cui siamo contrari ai box sotterranei a Napoli così come concepiti».

I MILIONI SCOMPARSI – E se da un lato le iniziative private vanno avanti tra le proteste di associazioni e comitati, quelle pubbliche rimangono al palo: i parcheggi d'interscambio e di relazione di via Cilea, Mergellina, Edenlandia, Capodimonte non sono mai stati realizzati nonostante 40 milioni di euro di finanziamenti comunali e regionali per la loro costruzione. Finanziamenti di cui non si conosce il destino, per questo motivo, nel 2010, la Procura ipotizzò i reati di truffa, abuso d'ufficio e turbativa d'asta a carico di venti indagati in un'inchiesta a 360° su appalti e concessioni fraudolente intorno al PUP cittadino. A tre anni di distanza, l'indagine è ancora sul tavolo del pm Henry John Woodcock.
PRIMA I PARCHEGGI, POI LA CITTÀ – Da circa due anni, nei pressi del Castel Sant'Elmo, è in costruzione un parcheggio privato di proprietà della Imit Immobiliare di Luigi Gaeta, proprietario anche della settecentesca villa Giannone, confinante con i lavori. E infatti la scelta di realizzare lì 53 box privati, in una delle ultime aree verdi del Vomero, sottoposta a vincolo paesaggistico e monumentale, aveva convinto la Sovrintendenza a bloccare i lavori dopo un iniziale nulla osta.

Tuttavia, le pressioni furono talmente forti che raggiunsero addirittura il Parlamento: nel 2010 l'ex senatore Idv Aniello Di Nardo presentò al Senato un'interrogazione in cui si decantava con queste parole le "qualità" del parcheggio (su suolo privato) della Imit: 
Consentirebbe una sicura decongestione del traffico cittadino in una zona di notevole interesse turistico e a ridosso di snodi di trasporto strategici per la città (...) consentendo ai residenti della zona circostante di parcheggiare agevolmente, liberando le strade dalle auto in sosta. 
E chiedeva al Governo di verificare «la correttezza dell'agire della Sovrintendenza e di applicare provvedimenti in caso di irregolarità».
Così, nel 2011, a poche settimane dall'insediamento di de Magistris, la Sovrintendenza tolse il vincolo e fu rilasciato il permesso a costruire. Risultato: alberi secolari abbattuti ed un'enorme scavo in ferro e cemento prospiciente sul mare, a pochi metri da una villa del '700.
piazza Muzii, epicentro dell'antico borgo dell'Arenella, un parcheggio privato su suolo pubblico da 160 box tiene da tre anni “in ostaggio” la viabilità del quartiere: nel 2011 gli smottamenti del manto stradale dovuti ai lavori lesionarono due fabbricati e indussero il Comune a vietare ai condomini l'uso di alcuni locali interni. 
L'OCCASIONE SPRECATA – Ora, la lista nera dei parcheggi non finisce qui (c'è il mega parcheggio di via de Ruggiero costruito dalla cooperativa Parco dei Fiori, c'è un altro parcheggio privato da 96 box in corso d'opera a via Tasso di proprietà dei fratelli imprenditori Castaldo, già sequestrato dai vigili urbani per irregolarità e dove si è verificata una morte “bianca”) e la domanda che sorge spontanea è perché si persevera nella scelta fallimentare (per la viabilità urbana) dei box privati, i cui costi si aggirano in media intorno ai 100mila euro, e non si punta ai parcheggi d'interscambio, come quello da 800 posti di via Cilea, di cui Napoli avrebbe bisogno.
La legge "Tognoli", così vituperata da chi la ritiene l'origine di tutte le speculazioni sulla mobilità, conteneva un grosso incentivo alla realizzazione di parcheggi d'interscambio: i Comuni, infatti, avrebbero potuto accedere ai mutui della Cassa depositi e prestiti se ognuno di loro avesse approvato il PUP nel giro di 150 giorni dalla promulgazione della legge. Ma, a parte Bologna, nessuna metropoli italiana ci è riuscita in tempo.

Napoli ha dovuto attendere fino al 1998 (otto anni dopo la Tognoli) per approvare il piano parcheggi, ed è stato un disastro: l'irrealizzabilità di molti dei progetti previsti al suo interno ha comportato la paralisi totale dei lavori, fino all'istituzione del Commissariato per l'emergenza traffico nel 2007 con ordinanza del premier Prodi. Un'altra scelta fallimentare che, a oggi, non ha risolto la congestione del traffico cittadino. 
DE MAGISTRIS BIFRONTE – Le proteste dei residenti hanno raggiunto il sindaco Luigi de Magistris, che ha promesso di riesaminare il progetto. E, per la prima volta, si è scagliato con decisione contro la costruzione di parcheggi interrati nel centro cittadino: «Napoli ha bisogno di parcheggi pertinenziali? Assolutamente no. Perché si fanno e non si vendono».

​Un'affermazione che però contraddice quello che aveva detto solo pochi mesi prima, in occasione dell'inaugurazione di un altro parcheggio privato su suolo pubblico, quando, con queste parole, promosse la costruzione di nuovi parcheggi come un importante obbiettivo urbanistico:
È uno dei progetti importanti della mobilità quello di creare dei box pertinenziali, appunto, l'amministrazione insieme a cooperative di privati. Sono quasi 200 box che servono per liberare maggiormente gli spazi sovrastanti e poi anche riqualificare l'area, piccole aree pedonali, che speriamo possano essere vissute dai cittadini di questo quartiere.
In uno degli ultimi incontri pubblici, però, il sindaco De Magistris ha ribadito: «Entro il mese di dicembre pubblicheremo il nuovo piano, la direttiva che ho dato è quella di ridurre sensibilmente il numero dei parcheggi pertinenziali perché non servono a nulla». Speriamo non cambi di nuovo idea.

lunedì 30 settembre 2013

L'abuso dei simboli


La Mehari di Giancarlo Siani, il giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, è "ritornata" nella redazione del Mattino, per onorare la memoria di chi aveva sacrificato la propria vita per inseguire la passione giornalistica. Prima di giungere al Mattino, l'auto, guidata dallo scrittore Roberto Saviano, ha compiuto un lungo giro presso le sedi istituzionali più importanti della città, ed è stata l'occasione per ribadire insieme ai tanti cittadini e alle autorità presenti un "No" netto alla camorra. Molti si sono emozionati nel vedere di nuovo quell'auto ripercorrere con le proprie forze le strade di Napoli. Un'immagine può valere più di mille parole: diventa un simbolo e trasmette una grande energia a chi crede in determinati valori. Un gesto che però ripaga solo in minima parte la solitudine in cui venne abbandonato Siani, la stessa solitudine che ancora oggi avvolge altre centinaia di cronisti sottopagati (o non pagati affatto) e costretti a lavorare in condizioni precarie, senza nessun tipo di tutela o copertura. 

Io però quella Mehari così esibita e magnificata l'avevo già vista un paio di anni fa circa, quando fu esposta ad una maratona della legalità organizzata per inaugurare la rotonda di via Caldieri al Vomero (non a caso chiamata "Piazzale della Legalità"). La manifestazione era patrocinata dal presidente della municipalità Coppeto e dal neoeletto sindaco de Magistris. Il presidente Coppeto, in particolare, si lanciò in una filippica senza quartiere contro il male assoluto della camorra e contro la speculazione edilizia, ricordando come su quel luogo erano state girate le scene iniziali del film "Mani sulla Città" di Francesco Rosi. 

Fu tutto molto bello e molto giusto. Ma come sempre, sono i dettagli a fare la differenza. Coppeto dichiarò che la rotonda "era stata costruita gratuitamente dalla cooperativa di residenti Parco dei fiori". Quindi, si trattò di un gesto di benevolenza e filantropia di un gruppo di cittadini, che ha voluto così onorare la memoria di Giancarlo Siani donando alla città un'opera attesa da anni. Ma fu davvero così? Oppure le cose sono un tantino più "complesse", come rispose l'Andreotti di Toni Servillo a Scalfari nel film "Il Divo"? La rotonda rientra nelle cosiddette "opere compensative" che il Comune impone alle ditte private in cambio della concessione gratuita per 90 anni di vaste aree del suolo comunale su cui costruirvi dei parcheggi pertinenziali in base alla legge "Tognoli"(box privati su suolo pubblico). E anche in quel caso, l'inaugurazione della rotonda coincise con la consacrazione dei lavori per la costruzione del parcheggio di via Guido de Ruggiero da parte della cooperativa Parco dei fiori, che oggi si staglia in tutta la sua bellezza in queste foto sottostanti:




Parlare di lotta alla speculazione edilizia e rievocare le vittime innocenti della camorra per inaugurare una rotonda che è stata utilizzata come moneta di scambio per realizzare quello che altro non è che una cementificazione del territorio, potrebbe risultare quantomeno un pochino incoerente. Un mio amico disse che così si "marketizzava" la memoria di Giancarlo Siani. Probabile, ma non è purtroppo la prima volta che ciò accade.

Ma ancor più clamorosa è stata la vicenda che ha riguardato l'inaugurazione dei lavori del parcheggio privato da 122 box di via Aniello Falcone, approvato nel 2007 con delibera di giunta dell'amministrazione Iervolino e partito ad inizio 2012 con il nulla osta dell'attuale amministrazione. Anche in quel caso fu messa in piedi una parata contro la camorra alla quale venne invitato il presidente della Federazione nazionale antiracket Tano Grasso, insieme alle autorità politiche e ai vertici di polizia della città. 
Passavano pochi mesi e la Procura sequestrava il parcheggio ad imprenditori vicini al clan Polverino: i magistrati accertavano l'illegittimità del permesso a costruire del Comune e dei pareri dell'Autorità di bacino del Genio civile, nonché il pericolo rappresentato dal parcheggio per la tenuta statica di un edificio limitrofo. 

Qual è quindi la morale della favola? Non è sufficiente parlare di lotta alla camorra, che anzi si presta ad essere sfruttata dai politici per imbellettare la propria immagine. Bisogna parlare di lotta ad un sistema politico, economico e culturale, che consente a vari attori sul campo, tra cui la criminalità organizzata, di potersi inserire in maniera clientelare nella gestione della cosa pubblica. E qui la denuncia si affievolisce, visto che in molti, senza questo sistema, non potrebbero occupare le poltrone che scaldano oggi. 

lunedì 23 settembre 2013

I fattori di vittoria della malapolitica e la possibilità di neutralizzarli


Mi sono chiesto spesso perché la politica sia, per antonomasia, il luogo degli accordi sotto banco e delle pacche "traditrici" sulle spalle, e non invece il semplice consesso deputato alla discussione e alla risoluzione dei problemi quotidiani che ci affliggono. Se, da un lato, l'esperienza della politica "dal basso" (comitati, associazioni, movimenti ecc.) può vantare comunque un attivismo civico fatto di energie positive e passione, dall'altro lato la politica "alta" produce spesso prebende e favoritismi che possono sfociare nell'illecito penale. Il danno per la comunità è enorme: basta guardarsi intorno, nel nostro Sud Italia, per capire quali conseguenze nefaste possa produrre la malapolitica. 

Qual è il principale ostacolo che consente alla malapolitica di nascere, crescere e distruggere? Innanzitutto, la mancanza di trasparenza. Su ogni attività di pubblico interesse vi deve essere la possibilità, per i cittadini, di poter controllare e valutare in autonomia tutto ciò che concerne la cosa pubblica. Faccio un esempio: sulla gestione di un'opera pubblica (o di pubblica utilità) oppure sull'attività di un uomo politico, le persone devono essere in grado di poter accedere al monitoraggio delle condizioni di sicurezza dell'opera o al lavoro svolto nelle sedi istituzionali dall'uomo politico; ciò vuol dire assicurare il libero accesso alle informazioni. Ovviamente non è sufficiente che i dati siani pubblici, ma bisogna che siano anche facilmente raggiungibili. 

Altro fattore di sviluppo della malapolitica è la mancanza di partecipazione, spesso voluta dai partiti politici che così tendono ad escludere la gran massa dei cittadini. Se manca la partecipazione, è fisiologico che pochi si sentiranno in diritto di formare gruppi ristretti con un potere sempre più grande, fino a diventare una sorta di società a sé stante. 

C'è infine la questione più importante, che per me rimane cruciale. Le persone devono credere nelle loro possibilità e capacità di poter incidere sull'ordine delle cose. Se esistono persone appassionate alla politica, che sognano di cambiare ciò che non riescono più a sopportare, possono (e devono) farlo. Le persone devono anzitutto vedere un interesse proprio, personale, nel cambiamento collettivo: è l'unico modo per evitare che coloro i quali sono stati al potere dal dopoguerra in poi, possano continuare a comandare. Non bisogna farsi scoraggiare da chi è in grado di saper piegare la dialettica e la morale ai propri fini, servendosene come strumento per costruirsi il consenso e piegare ogni opposizione. Se si ha la passione, bisogna saper battere il nemico, e batterlo anche sul suo stesso campo, se è il caso. Ma non bisogna mai arrendersi.

martedì 10 settembre 2013

Bagnoli, la giornata di passione del ministro Orlando


Arrivo verso le 18 nei pressi del circolo Ilva di Bagnoli, a Napoli, dove il ministro dell'ambiente Orlando è atteso alla kermesse organizzata dal Partito Democratico. Fuori all'ingresso c'è il solito sbarramento di forze dell'ordine che impedisce ai manifestanti del comitato "Bonifichiamo Bagnoli" di avvicinarsi all'incontro. Il ministro si presenta con mezz'ora di ritardo e subito viene circondato dai lavoratori dei consorzi di bacino e da alcuni esponenti dei comitati contro l'inceneritore di Giugliano. Si mescolano, così, il dramma lavoro che vede la Campania al terzo posto in Italia per tasso di disoccupazione, e il dramma ambientale di chi subisce gli avvelenamenti quotidiani della cosiddetta Terra dei Fuochi.

Il ministro Orlando risponde alle critiche dapprima sollevando dubbi sul piano regionale dei rifiuti perché sovrastimato nell'impiantistica prevista (sono tre gli inceneritori da costruire oltre quello di Acerra) e dicendosi poi "aperto a nuove alternative all'incenerimento", ma aggiunge anche che il piano "va attuato perché ha forza di legge". Un parere già espresso dal ministro in commissione Ambiente del Senato nel giugno scorso. Per cui, l'impianto di Giugliano si farà, ovviamente con gli incentivi Cip 6 prorogati perotto anni dal Decreto del Fare.


La carica della polizia


Uno dei manifestanti feriti. Fonte: Facebook
All'esterno dei cancelli, frattanto, i manifestanti chiedono ai dirigenti di polizia di consentire l'accesso di una delegazione di quattro persone. I dirigenti glissano, prendono tempo e la tensione comincia a crescere. Verso le 19 e 30, si accende di colpo la miccia tra i due schieramenti e partono le prime manganellate. E' il parapiglia generale. Seguono attimi di scontri corpo a corpo da cui escono feriti quattro manifestanti e due poliziotti. Terminati gli scontri, la polizia acconsente finalmente l'accesso della delegazione. Provo ad entrare anch'io insieme ad altre due persone, ci avviciniamo e chiediamo semplicemente di poter partecipare alla conferenza come cittadini. Mi aspetto un netto rifiuto, e invece il dirigente ci fa entrare. "Bastava così poco" penso un po' basito. Entro, il palco è sistemato a pochi metri dal mare, all'orizzonte si stagliano Nisida e il golfo di Pozzuoli. L'europarlamentare Cozzolino sta "arringando" il sonnolente auditorio dei democratici, la sua orazione spazia dal futuro di Bagnoli all'imminente congresso del PD. Al termine del discorso una sensazione di vuoto mi pervade. Ripenso allo scandalo dei cinesi arruolati per votare alle primarie del 2011 in cui fu coinvolto lo stesso Cozzolino, cosa che impedì agli uomini vicini a Bassolino di poter tornare alla ribalta, aprendo all'ascesa di Luigi de Magistris.

Il ministro arriva dopo aver promesso ai manifestanti l'apertura di un tavolo tecnico indipendente sull'inceneritore a Giugliano. Orlando ribadisce di aver sbloccato 35 milioni di euro per la bonifica dei laghetti di Castelvolturno utilizzati come sversatoi di rifiuti tossici dalla camorra e di aver dato il via alla mappatura delle discariche abusive. Poi però più nulla: il resto del discorso sarà incentrato sull'organizzazione del congresso nazionale e sulle strategie interne del partito, dove il ministro non mancherà di rimarcare la differenza del PD da "coloro che salgono sul tetto del Parlamento" e da "coloro che si sono legati al destino giuridico di una persona".


Alle 21 termina la kermesse democratica. Orlando si appresta ad uscire ma viene nuovamente circondato dai lavoratori del consorzio di bacino, ormai senza stipendio da undici mesi: i lavoratori chiedono al ministro un impegno politico che superi il silenzio della Regione e permetta loro di essere riassorbiti in una nuova società di bonifiche, la Campania Ambiente, prima della scadenza della mobilità, prevista per il 15 settembre, evitando che le operazioni di bonifica possano finire nelle mani di società private. Il ministro va via in auto blu dopo l'impegno a farsi carico della faccenda, sfrecciando tra le strade buie e desolate del quartiere. Fuori non ci sono più né manifestanti né polizia, solo il silenzio del litorale e gli scheletri dell'ex Italsider.